La Giornata Mondiale delle Balene, celebrata il 21 febbraio, è un appuntamento simbolico che ci invita a volgere lo sguardo verso le vastità degli oceani e verso le creature più straordinarie che li abitano: le balene. Sin dall’alba della nostra storia, l’uomo ha guardato a questi enormi mammiferi marini con un misto di stupore, timore e venerazione. Giganti che emergono dalle acque blu con movimenti solenni, lenti, a volte giocosi, altre volte semplicemente maestosi nella loro inarrivabile potenza. Le balene incarnano il mistero del mare, un regno liquido che rimane in larga parte inesplorato e che, attraverso di loro, ci racconta di equilibri delicati, catene alimentari sofisticate e connessioni profonde tra tutte le forme di vita.
Non è un caso che questa celebrazione sia nata alle Hawaii, nel 1980, un luogo che più di altri vive in simbiosi con l’oceano e con i suoi abitanti. In quei mesi d’inverno, le megattere del Nord Pacifico si radunano attorno all’arcipelago per riprodursi, dando vita a uno degli spettacoli più emozionanti della natura. Pochi mesi dopo la Giornata Mondiale delle Balene, queste creature intraprendono una delle migrazioni più lunghe al mondo, circa 2.800 miglia fino alle acque dell’Alaska, portando con sé i piccoli nati da poco, che affrontano così il loro primo viaggio epico.
Ciò che rende le balene così affascinanti non è soltanto la loro dimensione. Certo, la balena blu — con i suoi 30 metri di lunghezza e oltre 150 tonnellate di peso — è la creatura più grande mai esistita sulla Terra, un vero monumento vivente. Ma anche le specie più piccole, come il capodoglio nano dentato, che misura solo 3-4 metri, suscitano una profonda meraviglia per le loro abitudini, le loro vocalizzazioni misteriose, la loro intelligenza complessa e la capacità di formare legami sociali. Pensare che un animale di simili dimensioni si nutra principalmente di krill, minuscoli crostacei quasi invisibili, ci ricorda quanto sia intricata e preziosa la rete della vita marina. Ogni anello, dal più piccolo al più imponente, è indispensabile per il funzionamento dell’ecosistema.
Ma dietro la bellezza e l’incanto si cela una realtà drammatica. Per secoli, le balene sono state cacciate spietatamente dall’uomo. I grandi velieri balenieri solcavano gli oceani per uccidere questi mammiferi e ricavarne olio, carne, fanoni, ossa. Il grasso di balena illuminava le lampade delle città europee e americane, mentre la carne nutriva popolazioni lontane. Oggi questa pratica si è notevolmente ridotta grazie a moratorie internazionali, ma non è scomparsa del tutto: alcuni Paesi continuano a cacciare balene, appellandosi a tradizioni culturali o a pretesti scientifici che spesso celano semplici interessi commerciali.
Se la caccia è diminuita, sono aumentati però altri pericoli, più subdoli e complessi. L’inquinamento ambientale rappresenta oggi una delle minacce più gravi per la sopravvivenza delle balene. I mari sono sempre più invasi da plastica, sia macro che micro, che si frammenta e finisce per essere ingerita direttamente o indirettamente da questi cetacei. Studi hanno rivelato la presenza di microplastiche perfino nei tessuti delle balene, un segnale inquietante di come il nostro impatto sia penetrato fino al cuore delle catene alimentari. Ma non è solo la plastica a preoccupare: versamenti di petrolio, sostanze chimiche tossiche, metalli pesanti come il mercurio e il piombo, compromettono la salute di questi animali, che si ritrovano a bioaccumulare nel proprio organismo enormi quantità di inquinanti.
Poi c’è il problema del rumore subacqueo, una forma di inquinamento meno visibile ma altrettanto letale. Le balene comunicano, si orientano e cacciano grazie a complessi sistemi di ecolocalizzazione e vocalizzazioni. Le rotte commerciali trafficate, le esplorazioni petrolifere e i sonar militari producono un rumore costante che interferisce con questi segnali, disorientando le balene e in certi casi causandone lo spiaggiamento. Non è raro leggere di pod di balene che si arenano inspiegabilmente sulle spiagge: molti di questi casi sono correlati proprio a interferenze sonore.
La Giornata Mondiale delle Balene nasce quindi come momento per riflettere su tutto questo. Non è soltanto una festa per celebrare la loro maestosità, ma un richiamo etico e ambientale a prendere coscienza delle nostre responsabilità. Proteggere le balene significa proteggere l’intero ecosistema marino. Questi giganti svolgono un ruolo cruciale nella regolazione del clima globale: quando si immergono e riemergono, rimescolano nutrienti nell’acqua, favorendo la crescita del fitoplancton che assorbe enormi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera. In altre parole, senza balene gli oceani perderebbero una parte fondamentale della loro capacità di mitigare i cambiamenti climatici.
Cosa possiamo fare allora? Non serve aspettare il 21 febbraio per iniziare ad agire. Ogni giorno è buono per fare la differenza. Smaltire correttamente i rifiuti, ridurre l’uso di plastica monouso, preferire imballaggi compostabili o riciclabili, evitare cosmetici con microgranuli plastici, scegliere prodotti provenienti da filiere sostenibili, sono azioni concrete che si traducono in meno rifiuti nei mari. E poi c’è il potere dell’informazione: condividere sui social articoli, video, foto che raccontano la bellezza delle balene e le minacce che le colpiscono è un modo semplice ma potente di sensibilizzare altre persone.
Per la Giornata Mondiale delle Balene, si possono anche organizzare letture, proiezioni di documentari o piccole conferenze nelle scuole e nelle biblioteche. Coinvolgere i più giovani è fondamentale: sono loro che erediteranno questo pianeta e che avranno la possibilità di invertire la rotta. Conoscere le balene, studiarne i comportamenti, restare incantati davanti a un filmato che mostra una megattera giocare con il proprio cucciolo o una balena grigia che sfiora una barca con la pinna, crea empatia e rispetto. E da lì nasce l’urgenza di proteggerle.
Molte associazioni ambientaliste utilizzano la Giornata Mondiale delle Balene per lanciare campagne di adozione simbolica di questi mammiferi: un modo per finanziare ricerche scientifiche, operazioni di soccorso e progetti educativi. Piccoli gesti, certo, ma che moltiplicati su larga scala fanno la differenza. Non bisogna dimenticare che la stessa sopravvivenza dell’uomo è legata a doppio filo alla salute degli oceani. Gli oceani producono più della metà dell’ossigeno che respiriamo e assorbono circa un terzo della CO2 che emettiamo. Salvaguardare le balene vuol dire, in ultima analisi, salvaguardare noi stessi.
La Giornata Mondiale delle Balene ci rammenta che la bellezza non è mai fine a sé stessa. È un monito e un dono insieme: ci dice che esiste un ordine, una delicatezza e una potenza nella natura che meritano di essere difesi. E che se non lo faremo, rischiamo di perdere non solo questi meravigliosi mammiferi marini, ma l’intero equilibrio che sostiene la vita sulla Terra. Ogni volta che una balena salta fuori dall’acqua e ricade con un fragoroso tonfo, manda un messaggio: la vita è qui, è fragile e immensa allo stesso tempo, e chiede rispetto. Sta a noi ascoltarla.