Il nostro sogno folle da bambini? Cambiare il finale alle storie che ci raccontavano.
Poco importa che fossero favole di Esopo o dei fratelli Grimm. Crescendo, poi, da adolescenti con gli ormoni e gli estrogeni da controllare (o da distribuire, a seconda dei casi…), chissà quante volte abbiamo immaginato di cambiare il finale a un romanzo, a un film e, perché no, a un’opera teatrale.
Così, in nome di una tardiva e mai sopita coscienza lirica parossistica, il sindaco di Firenze Dario Nardella, nel ruolo anche di presidente del Maggio musicale della sua splendida città, ha avallato di cambiare il finale della Carmen, l’opera di Bizet. Motivo? Una irrefrenabile passione per i finali alternativi, come talvolta va di moda negli spettacoli interattivi in cui sono gli spettatori a suggerire i titoli di coda? No. Peggio.
La motivazione (udite udite) è “per denunciare la violenza sulle donne, in aumento in Italia”, quindi per lanciare un messaggio ecumenico, volto alla pax sociale in un momento in cui il Bel Paese è nella convulsa spirale dell’abbrutimento. Al di là di una dichiarazione così spiazzante (e gli siamo grati stavolta al primo cittadino gigliato, infatti rifuggiamo per natura dalle omologazioni), restano le umane e artistiche perplessità. Se qualcuno già suggerisce di cambiare il finale in cui l’agnello mannaro divora l’astuto lupo controbilanciato però da un ipotetico futuro eccesso colposo di legittima difesa, Otello di schiarirsi la pelle (come fece il divo Michael Jackson) per evitare derive razziste, Cappuccetto Rosso di denunciare al Telefono Azzurro le pederastiche pretese del Lupo (ma attenzione al club degli animalisti, che a loro volta potrebbero querelare nonnina e cacciatore per un delitto contro il patrimonio, data la protezione della bestiola…), ascoltiamo le ragioni del sindaco fiorentino.
Lui ha concesso il placet al regista Leo Muscato, che aveva suggerito questo finale dissacrante (relativo all’opera, eh) in cui la Carmen evita la pugnalata di don Josè e lo defunge con una pistolettata, ottenendo così una grande amplificazione mediatica e riportando l’attenzione sulla lirica nazionale (ma non è così, per sua stessa bambinesca ammissione). Ancora: nessuno s’è mai chiesto in queste ore di rovente polemica se Nardella invece avesse consultato in una seduta spiritica l’anima di Georges Bizet, che ha trasformato il sindaco in un rabdomante del finale nuovo per evitare la morte di una donzella concupita dai più? Sarà.
I dubbi restano di fronte alle dichiarazioni del successore di Lorenzo il Magnifico, che avrebbe potuto evitare insieme al regista gli strali della critica se avessero dichiarato che l’opera era solo ispirata alla Carmen di Bizet. Ma torniamo a noi: attenzione ora al movimento spontaneo dei bruti, che ha già avanzato richiesta al Ministero dei beni culturali di cambiare gli happy end di ogni pièce.