Marco Bettini, già a Il Resto del Carlino e capo ufficio stampa del sindaco di Bologna Flavio Delbono è stato chiamato, in tempi più recenti, dal sindaco di Roma Ignazio Marino allo stesso incarico.
Un’esperienza, durata per il breve mandato di Marino stesso, dal luglio del 2013 all’ottobre del 2015, che gli ha dato modo però di imbattersi quotidianamente nelle ormai endemiche disfunzioni e pericoloso prepotere, a livello di regime dittatoriale, della Pubblica Amministrazione.
Frutto di questa esperienza un libro edito da Newton Compton “Roma kaputt” (ma potrebbe intitolarsi anche “Italia kaputt”), che si consiglia vivamente a tutti di leggere, perché di questa pena che affligge gli italiani e costituisce la prima causa del blocco dell’economia e dello sviluppo e relative conseguenze (disoccupazione, miseria, spesa pubblica) Bettini ci offre una conoscenza a 360 gradi. L’ha fatta, infatti, da autentico cronista, uscendo dalla solita routine e ufficialità di addetto stampa, gettandosi a capofitto, da solo, con la sua professionalità, la sua curiosità, il suo coraggio nelle pieghe infette di una capitale che nel fetido stagno della sua burocrazia vede crescere il cancro che sta uccidendo il Paese.
Un cancro che ha le sue cellule malate nell’intrico di leggi, leggine, commi e quant’altro nati dalla confusa volontà di una regolamentazione, spesso improvvisata e occasionale, con esiti assurdamente contraddittori, il cui risultato alla fine è l’autoreferenzialità che, inevitabilmente veste i panni dell’immobilismo per il Paese e i cittadini che invece hanno bisogno di un’amministrazione efficiente e al loro servizio. Non di altro. L’immobilismo, infatti, di per sé può sembrare inoffensivo, ma nella realtà è motore, nell’ordine, di irrisoluzione dei problemi, di ingiustizie, rabbia impotente, morte civile e, per altra via, di corruzione criminale, l’unica capace quest’ultima di tagliare, a modo suo, con mazzette, ricatti, omicidi, il nodo gordiano che politici e amministratori, talvolta inconsapevolmente, solo perché sensibili alle facili illusioni del “Ci vuole una legge”, l’ennesima naturalmente, hanno nel tempo contribuito a creare.
I casi che Marco Bettini racconta nel suo libro sono tanti e tali che la sola citazione andrebbe a costituire un altro libro, per via dei suoi nessi e connessi, per la deriva anche di tante iniziative nate con buone intenzioni e diventate poi occasioni di malaffare, la complicità a più livelli, di scarico di responsabilità, di spreco di denaro pubblico, con l’ignavia e l’incompetenza e la malafede di molti amministratori, dai sindaci ai collaboratori ai dirigenti e giù per il personale, sempre eccedente quanto inutilizzato, per non tacer di com’è organizzato (da lavorare “per sé e i colleghi, ma non per i cittadini”) e sempre, purtroppo, in spregio al denaro pubblico.
Non solo il Comune è in questo stato, ma anche le varie aziende controllate e partecipate come ATAC, AMA, Risorse per Roma, Roma Metropolitane, Zètema rappresentano uno scandalo permanente che il libro analizza approfonditamente, con nomi e cognomi, complicità, cordate. Un mondo di appalti truccati, capitolati creati appositamente per far vincere le aziende di amici, le quali poi per anni, facendo lievitare i costi, si propongono quali uniche referenti dell’amministrazione in barba a qualsiasi senso di buona amministrazione, al solo scopo di profitti personali. Non solo, il tutto con una giustizia amministrativa e civile che spesso si trova a colludere con il sistema, se non sempre coscientemente anche in forme di complicità che trovano il loro appiglio nelle pieghe di una legislazione che, per la sua ridondanza e contraddizioni, offre appigli per i quali chi ne esce quasi sempre perdente è la parte più debole, e cioè il cittadino onesto. Un mondo, per la sua assurdità, degno dei romanzi di Kafka. Qualcosa che al cittadino non lascia più nessuna speranza.
Marco Bettini, Roma kaputt, Newton Compton Editori