Ci siamo occupati altre volte dell’annosa vicenda della Banca Popolare di Bari che ha visto letteralmente travolti tanti investitori. Questi azionisti ad oggi, in sostanza, si ritrovano con un pacchetto azionario illiquido e avente un valore nominale assai inferiore di quello d’acquisto.
Un elemento di novità nel contesto generale potrebbe essere rappresentato dalla recente decisione della Corte Costituzionale che ha respinto le istanze di incostituzionalità sollevate al Consiglio di Stato, causa del ritardo nell’applicazione della riforma delle banche popolari a suo tempo approvata.
Nel 2015, infatti, il governo Renzi approvò un decreto legge con cui imponeva la trasformazione delle banche popolari più grandi (con patrimonio superiore agli 8 miliardi) in società per azioni, entro la fine del 2016.
La riforma interessava 10 Istituti di Credito: BPM, BPER, CREVAL, POPOLARE DI SONDRIO, UBI, BANCO POPOLARE, BANCA ETRURIA, POPOLARE DI VICENZA, VENETO BANCA e POPOLARE DI BARI. Di queste, 8 su 10 si sono adeguate alla nuova disposizione di legge, tutte eccetto Banca Popolare di Bari e Banca Popolare di Sondrio. Da alcuni soci di minoranza della Popolare di Sondrio, infatti, furono presentati i ricorsi, adesso respinti in via definitiva.
Ma come erano state governate fino ad allora queste banche? Col voto capitario, in base al quale ogni socio può esprimere un solo voto (un voto per ogni testa) nell’assemblea degli azionisti, a prescindere dal numero di quote possedute.
Grazie a questo sistema, letteralmente scardinato dalla riforma del 2015, nessun soggetto, banche incluse, ha mai potuto acquisire il controllo della maggioranza dei voti in assemblea. Anche le nomine degli amministratori avvenivano con il consenso della maggioranza degli azionisti.
Dopo il periodo di congelamento dovuto ai ricorsi pendenti, adesso anche la Popolare di Sondrio e di Bari devono adeguarsi alla riforma e questo potrebbe significare la possibilità di manovre per scalare i due istituti.
Anche la Popolare di Bari sta procedendo alla trasformazione in S.p.A. e, in base alla circolare di attuazione di banca d’Italia, i soci avranno facoltà di recesso dalle azioni possedute, oggi del valore di 7,50 euro ciascuna, ma senza diritto di rimborso
Staremo a vedere, l’unica certezza, per ora, è che ormai anche tutte le popolari entreranno sui mercati azionari. Le conseguenze, al momento, non sono valutabili.