Una storia infinita quella di CARIGE, che negli ultimi mesi ha navigato in piena burrasca, tra dimissioni, scontri fra soci, assemblee inconcludenti quanto battagliere, aumenti di capitale e authority varie di vigilanza.
In tutto questo, la tutela dei risparmiatori, la stabilità finanziaria e i diritti dei correntisti, hanno assunto un ruolo secondario, da scenario di una vicenda tristemente simile a qualche telenovela in cui i protagonisti si sbranano per soldi e potere.
Dal 23 luglio scorso, con l’atto della Procura di Genova, notificato alla direzione della Banca dalla Guardia di Finanza, anche la Magistratura entra ufficialmente nel quadro complesso della situazione. Si vuole acquisire la documentazione relativa alle assemblee degli azionisti e il carteggio con gli organi di vigilanza della Bce, che ha di fatto bocciato il “piano di conservazione del capitale”. Ipotesi di reato, per ora contro ignoti, abuso di mercato. La Procura cercherà di verificare se sono state messe in atto manovre per indebolire il titolo (che oggi vale meno dell’aumento di capitale) e dare spazio a speculazioni e se comunque le guerre degli ultimi mesi possano aver minato la solidità dell’Istituto Bancario ligure.
Riassumere le alterne vicende di Carige non è semplice. Certo è che, con la fine dell’era di Giovanni Berneschi, a seguito degli scandali giudiziari che lo avevano visto coinvolto negli ultimi mesi del 2013, e la nomina di Cesare Castelbarco e Piero Montani si sarebbe dovuta chiudere un epoca e aprire al risanamento, anche grazie all’ingresso nel capitale (con oltre 300 milioni, pari al 20,6%) dei Malacalza, famiglia di noti imprenditori liguri.
Ma è stata un’illusione durata poco: crediti in sofferenza, fondi di investimento, attriti tra azionisti, avvicendamenti continui ai vertici (Castelbarco e Montani sostituiti da Bastianini e poi da Fiorentino), un aumento di capitale deciso con difficoltà a dicembre scorso, polemiche tra i Malacalza e gli Amministratori, si è giunti faticosamente ad oggi, con una situazione ancora tutta in divenire.
L’assemblea di settembre sarà decisiva, come anche gli interventi delle Authority che stanno monitorando l’andamento. Carige, infatti, potrebbe essere estromessa dalle banche vigilate dalla Bce (il valore degli asset è sceso sotto quota 30 miliardi) e Bankitalia e Consob assumerebbero un peso più rilevante nel controllo di vigilanza della banca.
Un fatto sembra delinearsi come certo: Carige, in piena ristrutturazione, dovrà essere venduta. Si ipotizzano Bpm, Bper e forse anche Ubi (anche se al momento concentrata su MpS) e Credem. O magari un fondo di private equity. Si vedrà, intanto il titolo il 23 luglio, a seguito della formalizzazione dell’inchiesta giudiziaria, ha perso il 4,65%.
Tristi vicende per una banca che abbiamo scoperto essere probabilmente la più antica del mondo. Infatti, nel lontano 1407, su iniziativa del Governatore francese Jean II Le Meingre, detto Boucicaut, venne fondato il Banco di San Giorgio da otto mercanti procuratori (denominato ufficio di San Giorgio), con l’intento di dare un assetto definitivo alla complessa situazione finanziaria di Genova. Fu, come recita la Treccani, “…la prima organizzazione di debito pubblico in istituto bancario e di emissione…”.
Il passato lo conosciamo, cosa ne sarà del futuro di questa antichissima istituzione di credito lo vedremo nelle prossime puntate.